ABU SIMBEL, EGITTO: SI RINNOVA IL MIRACOLO DEL SOLE!
Ad Abu Simbel, nell’Alto Egitto, l’alba del 22 ottobre ha un significato speciale!
Il buio avvolge l’iconico sito di Abu Simbel
Nutrito dal Nilo, lo specchio d’acqua del lago Nasser comincia a riflettere i primi raggi del sole, che si alza timidamente dall’orizzonte. La luce dell’alba raggiunge anche i templi, che emergono dall’oscurità e svelano i loro lineamenti imponenti. La roccia rossastra si illumina di mille tonalità, man mano più accese.
Assistere al sorgere del sole ad Abu Simbel è sempre una magia, ma oggi va in scena l’evento tanto atteso, che non placa mai lo stupore e regala emozioni sorprendenti.
Il sole è pronto ad onorare il grande faraone!
La stella è perfettamente allineata al Sancta Sanctorum, il santuario che, nel cuore del tempio maggiore, custodisce le quattro divinità: Ramses II divinizzato, Amon-Ra, il dio del sole e padre degli dei, Ra-Horakhty, il dio Horus-falco con il disco solare e Ptah, il dio delle tenebre.
I raggi puntano direttamente la piccola porta di ingresso, incastonata tra i quattro colossi di Ramses II e, penetrando l’oscurità della sala ipostila, sfiorano le otto statue del faraone stesso rappresentato con i tratti di Osiride, dio e giudice supremo del Regno dei Morti.
Senza esitare, procedono con vigore attraverso la seconda sala:
la meta è quasi raggiunta!
Ramses II attende l’abbraccio con il sole che, per venti minuti, irradierà il sovrano con un’energia travolgente, regalando alcuni attimi di luce anche agli dèi che gli siedono accanto, lasciando nell’oscurità Ptah, il dio delle tenebre.
È noto che gli astri seguono un inesorabile movimento. Il sole offre un ultimo bacio all’amata divinità, si ritira e la lascia riposare, inghiottita nuovamente dal buio, in compagnia degli altri dèi del pantheon egizio.
L’incantesimo si dissolve: Ramses II si è congiunto con il Dio Sole, divinizzando sé stesso
Il legame indissolubile tra il Sole e il tempio di Abu Simbel si manifesta in due giornate all’anno da più di trentadue secoli!
Giorni scelti, sembra, dagli antichi Egizi per celebrare rispettivamente l’inizio del raccolto e il termine della piena del Nilo, spesso associati al giorno della nascita e dell’incoronazione del grande Ramses II.
Attualmente sono il 22 febbraio e il 22 ottobre.
Considerato il più grande faraone di sempre, Ramses II fece costruire i due templi lungo le rive del Nilo, nella zona meridionale del suo vasto regno.
Il sovrano regnò per circa sette decenni, edificando numerosi monumenti con l’obiettivo di celebrare la sua grandezza. I più maestosi sono sicuramente quelli di Abu Simbel. Scavati all’interno della roccia, furono completati nel 1265 a.C. e commemorano le gesta del faraone. In particolare, in quello maggiore, viene rappresentata la presunta vittoria nella battaglia di Qadesh contro i temibili Ittiti, mentre l’altro, dedicato alla dea Hathor, è un inno all’amore nei confronti di Nefertari. La regina fu la Sposa Reale preferita, talmente importante, da scolpire la sua immagine alla stessa altezza del sovrano e da essere deificata ancora in vita.
“Se qualcuno vuole sapere quanto grande io sia, superi qualcuna delle mie imprese”
Nella progettazione del tempio maggiore, gli Egizi diedero l’ennesima prova della loro straordinaria abilità nel coniugare le ampie conoscenze astronomiche e ingegneristiche alle aspettative architettoniche dei potenti sovrani, nel rispetto delle divinità profondamente venerate.
Nell’affascinante Aswan si trovano le due dighe nate per imbrigliare le acque del Nilo ed è proprio l’Alta Diga, completata nel 1970, che diede vita al lago Nasser, garantendo un’importante disponibilità di energia idroelettrica e ampliando notevolmente le aree coltivabili del Paese. Di contro, l’innalzamento del livello del fiume sommerse numerosi villaggi e siti archeologici, tra cui i templi di Abu Simbel.
Sotto la guida dell’UNESCO, ci fu una mobilitazione mondiale e ben 113 Paesi fornirono finanziamenti, tecnologia e uomini per salvare le meraviglie archeologiche egizie, trasferendole in un luogo più idoneo sulle rive del nuovo bacino artificiale. Un’operazione straordinaria, che impegnò molta manodopera specializzata nel taglio della pietra, sapientemente diretta da esperti cavatori di marmo italiani. I monumenti furono tagliati in blocchi e ricomposti mantenendone l’orientamento originario, ma posticipando di un giorno l’allineamento del santuario rispetto al sole, quando, due volte all’anno, il faraone divinizzato si unisce simbolicamente alle altre due divinità.
La bellezza del tempio di Ramses II, visto dall’esterno, è molto appagante, ma l’ingresso, piccolo e buio, esercita un richiamo irresistibile e prezioso, che fa presagire quale sarà l’emozione nel rifare lo stesso percorso che condusse, in un lontano passato, il famoso faraone al santuario.
Un sovrano che entrò nella leggenda ancora in vita, destinato ad essere ricordato per l’eternità!
Foto: Alessandra Fiorillo