I FARI CHE VEGLIANO SULLE COSTE DEL MEDITERRANEO

I FARI CHE VEGLIANO SULLE COSTE DEL MEDITERRANEO
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Cinque fari, scelti tra i più belli e suggestivi del mar Mediterraneo, vegliano sulle coste e rassicurano i navigatori

I fari, quei puntini di luce isolati a metà tra la notte e il buio del mare, sono da sempre un sospiro di sollievo per chi è in barca, un mondo segreto per chi la raggiunge da terra, immaginando le vite di chi, magari generazione dopo generazione, ha vegliato sulle coste e rassicurato i navigatori. Ecco qui cinque dei fari più suggestivi del Mediterraneo.

I FARI CHE VEGLIANO SULLE COSTE DEL MEDITERRANEO
Le rovine della torre genovese di Mortella ©Jon Ingall

La Mortella, Corsica

Per combattere i francesi che sobillavano la popolazione corsa contro il dominio genovese, l’ammiraglio Andrea Doria trascorse sull’isola più di due anni. Fu durante la sua permanenza qui che all’entrata del golfo di Saint-Florent venne eretta una imponente torre di difesa di quasi 20 metri di diametro, inserita dal 1991 nelle liste dei Monuments Historiques de France. Prima che gli inglesi la cannoneggiassero era un vero e proprio edificio su tre livelli, di cui uno interrato per ospitare la cisterna. Pare che l’ammiraglio Nelson ne avesse fatto studiare la struttura per far costruire torri difensive simili sulle coste inglesi e irlandesi. Ora è dimezzata in senso verticale, ma conserva intatto il proprio fascino. Poco più a nord, a 90 metri di altezza sopra il livello del mare, il faro di Mortella domina incontrastato lo skyline del litorale. Fu costruito nel 1862 e abbandonato del tutto solo un secolo dopo, ma può vantare un primato: con il suo albero metallico di 12 metri e i suoi tre bracci mobili è il ‘telegrafo marino ad asta’ meglio conservato in Europa, preziosa testimonianza dell’applicazione della telegrafia aerea dei fratelli Chappe alla comunicazione navale.

La visita alla torre e al faro di Mortella è un’occasione unica per una passeggiata sul mare. I più coraggiosi possono parcheggiare a Saint-Florent e proseguire verso ovest costeggiando il mare per ore (in tutto cinque, andata e ritorno). Tutti gli altri, in alta stagione, possono raggiungere la spiaggia di Loto in barca e di lì salire al faro per un breve sentiero.

Faro di Tourlítis, Grecia

Sono 36 i metri che separano la sommità del faro di Tourlítis dalla distesa di acqua sottostante. È appena uno scoglio, su cui sembra quasi che non ci sia spazio per appoggiare i piedi. Sotto l’edificio, quasi ne fosse una naturale emanazione, c’è infatti solo un piccolo sperone di roccia intorno al quale si arrotola la ripida scaletta di accesso. Tutto intorno il mare, che infrange i flutti ai piedi dell’edificio, a volte delicatamente, altre volte con inusitata violenza. Poco importa se è stato distrutto dai tedeschi nel 1943 e poi quasi interamente ricostruito. Il suo fascino è intatto e il suo profilo continua ad attrarre l’attenzione di chiunque approdi nel porto di Gávrio, sull’isola di Ándros. Quando venne costruito, nel 1887, era un simbolo di progresso, il primo faro automatico della Grecia. Quando venne riedificato, negli anni ‘90, fu il commovente omaggio di due genitori, i coniugi Goulandris, alla figlia scomparsa. Oggi è la sentinella di un mare ancora irrequieto e per raggiungerlo ci sono solo due modi: a nuoto o in barca.

Se siete amanti della filatelia, forse vi può interessare sapere che nel 2009 è stata stampata in Grecia una serie di francobolli dedicata ai fari. Uno è quello di Tourlítis. Il controvalore è di €0,57 e ne sono stati emessi tre milioni di esemplari.

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Da millenni il faro di Tiro indica la rotta ai naviganti ©Diego Fiore/Shutterstock

Faro di Tiro, Libano

Il fascio di luce buca a intervalli regolari l’oscurità della notte scesa sul Mediterraneo. ‘Terra’, dice da millenni ai naviganti il faro di Tiro, l’antica città libanese fondata nell’Età del Bronzo dai fenici su un promontorio che si sdraia sul mare. Da allora, questo porto conquistato prima dagli egizi, poi dai romani e quindi dai bizantini è stato uno dei centri mercantili più importanti del Medio Oriente. I bastimenti carichi di vetro, legno di cedro, o della pregiatissima polvere di porpora, un pigmento ottenuto dal guscio di un mollusco che veniva usata per tingere i tessuti, partivano da qui per vendere le merci in tutto il mondo allora conosciuto. Oggi dietro i disordinati palazzi di questa città a 20 km dal confine con Israele, inserita nel 1984 tra le meraviglie dell’UNESCO, restano le stratificazioni del passato: il sito archeologico di al-Bass, caratterizzato dall’imponente arco di trionfo e dall’ippodromo, che accoglieva oltre 20.000 spettatori, e quello di al-Mina, con le rovine del foro romano, delle terme e una lunga strada colonnata che conduce al porto antico, da cui poter sognare avventurosi viaggi per mare.

La zona più pittoresca di Tiro è il porticciolo dei pescatori, con le sue barche, le rimesse e i ca è affacciati sul lungomare. Il posto è tra l’altro comodissimo per visitare il souk ottomano e il quartiere cristiano del centro storico. Il vicino Le Petit Phénicien è considerato il miglior ristorante di pesce della città.

Faro di Palagruža, Croazia

Per chi lo vede in una fotografia scattata dall’alto è subito un tuffo al cuore: troppo bello per essere vero. Simile al dorso di un dinosauro marino che emerge dall’acqua, Palagruža (Pelagosa) è un’isola minuscola ma incute soggezione, poco più di uno scoglio di roccia in cima al quale troneggia un faro che domina l’Adriatico. Lunga 1400 metri, larga 300 metri e alta 90 metri, ospita uno dei fari più suggestivi della Croazia, più o meno a metà strada fra Spalato e il Gargano. Si tratta in realtà di un piccolo arcipelago – frammenti di roccia le altre isole – dove l’uomo ha lasciato tracce fin dal Neolitico e dove sono passati greci, romani, slavi, turchi e veneziani. Tre ore di navigazione per arrivare, un’unica spiaggia adatta all’approdo, un solo edificio: il faro costruito nel 1875 che funziona tuttora con la lanterna originale, fabbricata a Parigi due anni prima. A chi non lo teme è dunque riservato il privilegio dell’isolamento e l’ebbrezza di scrutare il mare dall’ombelico del Mediterraneo, passeggiando fra cespugli di capperi, euforbie e oleandri, con un cielo che sfida a riconoscere i venti e gli uccelli e a trovare un nome per ogni sfumatura di colore.

Oltre all’abitazione dei due guardiani, l’edificio del faro comprende due appartamenti che si possono affittare. Tutti i viveri necessari vanno acquistati prima del trasferimento dall’isola di Korčula.

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Punta Libeccio si trova sul versante opposto al piccolo borgo abitato di Marettimo© Simone Angelo Ferri

Punta Libeccio, Marettimo

Marettimo, la più remota delle Egadi, silenziosa e ricchissima di vita naturale, galleggia a ovest delle isole sorelle Favignana e Levanzo e saluta da lontano la costa nord-occidentale della Sicilia. Punta Libeccio, sul versante opposto al piccolo borgo abitato di Marettimo, dove arrivano (pochi) traghetti e turisti, si raggiunge percorrendo uno dei sentieri ben segnalati dell’isola e si allunga nel Mediterraneo, protesa verso la costa tunisina. Sull’estremità, un faro della Marina Militare, alto 50 metri e secondo in Italia per importanza solo alla Lanterna di Genova, si erge massiccio su un grande edificio bianco in stato di degrado. Dal promontorio si affaccia su calette incantate, in mezzo a boschetti di pini, fichi d’India e arbusti di macchia mediterranea, accarezzato oppure sferzato dal vento, che qui è un ospite quasi fisso. Costruito nel 1860 in posizione strategica, incrocia il raggio del faro di Cap Bon, a Tunisi, ed è stato spesso l’ultimo segnale da seguire per i marinai travolti dalle tempeste, le cui anime, secondo la leggenda, ancora oggi si aggirano per la Punta nelle notti ventose, in cerca di pace. Pare che l’ultimo guardiano del faro abbia sempre apparecchiato la tavola per un ospite in più.

Prendete un traghetto da Trapani per fare il giro delle Egadi (in bassa stagione a Marettimo è quasi impossibile trovare strutture aperte). Spettinatevi con una gita al faro, calatevi dagli scogli e arrivate a piedi nella spiaggia di Cala Nera, altrimenti raggiungibile solo in barca. Dopo un bagno nel mare trasparente, una grotta naturale vi offrirà riparo nelle ore più calde.

Fonte: lonelyplanetitalia.it

Redazione

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