Egitto – “La Stele di Rosetta deve tornare a casa”. Qualche curiosità dalla mostra Tutankhamun a Londra
LA SAATCHI GALLERY OSPITA UNA MOSTRA DEDICATA AL PIÙ NOTO DEI FARAONI D’EGITTO, CON OLTRE 150 REPERTI PROVENIENTI DALLA TOMBA DEL SOVRANO. DURANTE LA MOSTRA, CI SIAMO IMBATTUTI DELL’ARCHEOLOGO ZAHI HAWASS. IL QUALE CI HA SVELATO UN PO’ DI SORPRESE…
Siamo stati, a Londra, alla Saatchi Gallery, alla preview della mostra Tutankhamun: Treasures of the golden Pharaoh, con l’intento non solo di parlarne ma di intervistare l’archeologo di fama mondiale Zahi Hawass che ha curato il catalogo. E invece ci siamo imbattuti – di fatto – in un incidente diplomatico con il rinomato archeologo che vuole a tutti i costi che la celebre Stele di Rosetta (esposta al British Museum) torni a casa, al Cairo nel nuovo Grande Museo Egizio che aprirà l’anno prossimo. L’accusa? Ben precisa: “è stata rubata e deve tornare a casa”, ma il British Museum non è l’unico obiettivo del Dr. Hawass. L’archeologo infatti se la prende anche col Museo Egizio di Berlino, che custodisce il rinomato Busto di Nefertiti e che, pur ammettendo la legittimità della richiesta di restituzione, perde tempo con scuse burocratiche. Per cercare di arrivare alla restituzione dei due preziosi reperti, Hawass sta creando un comitato internazionale composto da intellettuali e studiosi per raccogliere anche il crescente consenso del pubblico che attraverso i vari documentari di Discovery Channel segue passo passo le ricerche e le scoperte dell’archeologo egiziano.
LA MOSTRA TUTANKHAMUN ALLA SAATCHI GALLERY
Occupiamoci ora della mostra che è stata progettata, sin dalla fine del 2016, per celebrare i 100 anni dalla scoperta della tomba di Tutankhamun, il 4 novembre 1922, da parte dell’archeologo e fotografo Howard Carter. Si tratta di una mostra itinerante che toccherà 10 città nel mondo, Londra è la terza dopo i grandi successi di Los Angeles e Parigi (1,4 milioni di visitatori) e che rende visibili al pubblico 150 reperti tra gli oltre 5000 originariamente contenuti (ci sono voluti 10 anni per estrarli e catalogarli) nella tomba del giovane Re, 60 dei quali non erano mai usciti dall’Egitto. La mostra, che serve anche per finanziare il completamento del Grande Museo Egizio del Cairo, si concluderà proprio per la ricorrenza del centenario dalla scoperta e sarà l’ultima volta che si potranno vedere questi reperti fuori dalla capitale egiziana, prima di andare a confluire nel nuovo Grande Museo Egizio del Cairo e che avrà proprio come attrazione principale la tomba di Tutankhamun, l’unica – finora – ritrovata intatta. La mostra è incentrata sull’interpretazione del significato e dello scopo degli oggetti trovati nella tomba del Faraone, ed il curatore Tarek El Awady ci ha specificato come i 150 reperti presenti rappresentino proprio ogni aspetto del racconto post-mortem della vita di Tutankhamun, e che non poteva immaginare una mostra diversa da quella allestita proprio per la libertà di aver potuto accedere per la prima volta a reperti mai lasciati uscire dall’Egitto. Infatti non è certo la prima mostra sul Faraone (è del 1970 una prima mostra itinerante), ma mai così completa. L’allestimento è ovviamente ben diverso da quello classico di un ambiente museale, e sinceramente proprio alla Saatchi Gallery la sequenza delle sale è un po’ confusionaria, ma emoziona comunque la bellezza e la fattura dei reperti esposti, pensando a quanto siano antichi ma in molti quasi “riconducibili” ad uno stile contemporaneo. Reperti peraltro molto delicati da trasportare, ed affidati alle sapienti mani di una ex artificiere specializzata in mine che ha raccontato di aver impiegato anche una settimana per levare le protezioni applicate per il trasporto da alcuni reperti, trattenendo il fiato in alcune occasioni, proprio come se si trattasse di una mina attiva.
LE RICERCHE DI ZAHI HAWASS
Tornando all’intervista con il Dr Hawass, l’archeologo ci ha anche raccontato della ricerca della tomba di Nefertiti e della regina Ankhsenamun, moglie di Tutankhamun, anche se l’Egyptian Mummy Project iniziato nell’aprile di quest’anno sta fornendo indicazioni preziose sulle due mummie trovate nella tomba KV 21 e che potrebbero proprio essere delle due regine. Questo programma prevede nuove tecniche di ricerca sul DNA e con apparecchiature di scansione elettronica, per cui il Dr Hawass spera di poter annunciare, entro la fine del 2020, l’esatta causa della morte di Tutankhamun, la cui mummia è comunque tenuta nella tomba originale. Da qui è stato rubato un piccolo pezzo, e Hawass è convinto si trovi proprio a Londra a casa di qualcuno. A proposito, il giovane Re, nato attorno al 1342 prima di Cristo nella città egiziana di Akhetaton (moderna Tell el-Amarna), divenne Faraone all’età di 9 o 10 anni (attorno al 1335 B.C.) e si trasferì, con la sua corte, nella città di Memphis cambio il suo nome da Tutankhaten in Tutankhamun che significa ‘immagine vivente del dio Amun’, e morì dopo 9 o 10 anni di regno nel 1326 B.C. L’archeologo egiziano non si ferma mai, ora sta lavorando nella Valle dei Re sia nella parte Est che nella parte Ovest (quella meno esplorata). In entrambe le aree lavorano con lui 200 archeologi egiziani grazie al finanziamento di Discovery Channel e della televisione statale giapponese. Ma Hawaas ha anche un legame speciale con l’Italia: ha scritto un’opera su Tutankhamun, musicata da Lino Zimbone e con la collaborazione di Francesco Santocono. L’opera, in italiano, sarà rappresentata all’inaugurazione del Grande Museo Egizio del Cairo ed il 4 Novembre 2022 nella città dove la mostra sarà esposta proprio a celebrazione del centenario della scoperta della tomba di Tutankhamun.
CURIOSITÀ SULLA MOSTRA TUTANKHAMUN ALLA SAATCHI GALLERY
La mostra resterà aperta fino al 3 Maggio 2020. Il catalogo ha un costo di 50 sterline, e il biglietto di ingresso £ 24.50 o £28.50 nelle ore e giorni di punta. Non certo economico, però concorre a sostenere le spese per il nuovo Grande Museo Egizio del Cairo, e inoltre la mostra rappresenta un’occasione unica per immergersi nella tomba del giovane Faraone. Ovviamente al termine del percorso della mostra c’è un fornitissimo shop con ogni genere di gadget e pubblicazione sul tema. Sponsor principale dell’esposizione è l’agenzia turistica Viking Cruises, che ha tra i prodotti principali proprio le crociere sul Nilo e la visita ai luoghi principali dell’antico Egitto.
Fonte: artribune.com – Mario Bucolo