Egitto Antico: la rinascita del tempio di Esna!

Egitto Antico: la rinascita del tempio di Esna!
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In Egitto, il tempio di Esna rivela i suoi tesori grazie alla rimozione di due millenni di polvere

Un antico segreto è finalmente riemerso dalle sabbie del tempo. La rimozione di due millenni di polvere e detriti ha svelato la magnificenza nascosta del Tempio di Esna, una gemma archeologica che ora brilla in tutta la sua gloria. Camminare tra le sue colonne imponenti e i suoi intricati geroglifici è come fare un viaggio emozionante attraverso la storia millenaria di una civiltà che non smette mai di sorprendere, dove ogni pietra racconta storie di dèi, faraoni e antiche tradizioni, risvegliando lo stupore e l’ammirazione per la grandiosità della cultura egizia.

Il processo di pulizia, durato cinque anni, è stato reso possibile anche dall’uso di stuzzicadenti. Il restauro fornisce informazioni fondamentali su come l’antico Egitto celebrava il Capodanno.

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Due millenni di fuliggine e sporcizia sono stati rimossi per rivelare il soffitto decorato e le colonne del Tempio di Esna, vicino a Luxor, nei suoi vivaci colori originari.
FOTOGRAFIA DI ELIZABETH BEARD/GETTY IMAGES

Il restauro del soffitto del Tempio di Esna, in Egitto, ha rivelato uno spettacolo vibrante: rilievi a colori dello zodiaco, raffigurazioni di costellazioni e pianeti e iscrizioni geroglifiche che potrebbero svelare alcuni dei significati che si celano dietro queste immagini celesti.

Ciò che offusca, si scopre in questo caso, può anche proteggere: “Gli strati di fuliggine e sporcizia accumulatisi nel corso di quasi 2.000 anni hanno permesso questo notevole stato di conservazione”, ha spiegato a History Christian Leitz, che ha supervisionato il progetto.

Per cinque anni, un team di 30 persone ha lavorato al progetto congiunto del Ministero del Turismo e delle Antichità egiziano, rappresentato da Hisham El-Leithy, e dell’Università di Tubinga in Germania. Il restauro ha rivelato colori vivaci ancora intatti dopo millenni. Tra i punti salienti, una serie completa di segni zodiacali e una rappresentazione “divina” dell’inondazione annuale del Nilo.

L’incontro tra due mondi

Situato a sud di Luxor, sul Nilo, il Tempio di Esna è uno degli ultimi edifici di questo tipo eretti in Egitto. La costruzione iniziò nel II secolo a.C. sotto il faraone Tolomeo VI. Successori di un generale di Alessandro Magno (Tolomeo I), i faraoni della dinastia tolemaica introdussero in Egitto una ricca fusione della cultura greca ed egizia. Il tempio, dedicato a Khnum, dio della fertilità e della sorgente del Nilo, fu ampliato fino al periodo imperiale romano.

Il soffitto si trova nel pronao del tempio e fu costruito durante il regno dell’imperatore romano Claudio (41-54 d.C.). È l’unica parte del santuario ancora in piedi. La sua posizione centrale a Esna contribuì a garantire che la preziosa pietra della struttura non venisse rubata per essere utilizzata in altri edifici. Per molti secoli l’edificio fu occupato dagli abitanti del luogo, i cui fuochi e falò liberi causarono l’accumulo di spessi strati di fuliggine.

Le 24 magnifiche colonne che sostengono il tetto del pronao furono decorate nel periodo tolemaico, con abbellimenti di epoca romana aggiunti nel I secolo d.C. Palme da dattero, fiori di loto, papiri e viti con grappoli d’uva riflettono la fertilità della Valle del Nilo.

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Un serpente con due teste umane e un albero che cresce dalla coda è una delle affascinanti opere d’arte di Esna.
FOTOGRAFIA DI AHMED AMIN/MINISTERO DEL TURISMO E DELLE ANTICHITÀ DELL’EGITTO

Panorami celesti

Pulire il soffitto per rivelare le opere d’arte del II secolo d.C. che si trovano al di sotto è stato un processo minuzioso. “Sono stati usati degli stuzzicadenti per raschiare via lo sporco”, ha detto Christian Leitz dell’Università di Tubinga.

Tra le molte immagini scoperte dal team congiunto c’è una serie completa di 12 simboli zodiacali. Daniel von Recklinghausen dell’Università di Tubinga ha spiegato in un comunicato stampa che lo zodiaco era comunemente usato per decorare le tombe private, ma raramente era usato nella decorazione dei templi egizi.

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I rilievi del soffitto del Tempio di Esna erano ricoperti non solo da strati di fuliggine, ma anche da depositi lasciati da uccelli, pipistrelli, ragni e vespe. Gli operai hanno usato spugne per rimuovere la fuliggine e spazzole, bisturi e stuzzicadenti per rimuovere i detriti nelle aree incrostate di escrementi e altri rifiuti. Del cotone imbevuto di acqua distillata è stato poi passato sulle superfici per esaltare i colori, creati con pigmenti minerali.
FOTOGRAFIA DI AHMED AMIN/MINISTERO DEL TURISMO E DELLE ANTICHITÀ DELL’EGITTO
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In questo rilievo restaurato, quattro teste di ariete appaiono su questa raffigurazione di un dio. Potrebbe essere il dio della fertilità e fonte del Nilo, Khnum, durante la sesta ora del giorno.
FOTOGRAFIA DI AHMED AMIN/MINISTERO DEL TURISMO E DELLE ANTICHITÀ DELL’EGITTO
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Alcuni pigmenti, soprattutto i blu e i verdi, erano sbiaditi a causa degli effetti del fumo e della fuliggine.
FOTOGRAFIA DI AHMED AMIN/MINISTERO DEL TURISMO E DELLE ANTICHITÀ DELL’EGITTO
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I rilievi hanno richiesto un restauro dei colori che ha rivelato, nel caso di questo arciere, somiglianze con il segno zodiacale del Sagittario.
FOTOGRAFIA DI AHMED AMIN/MINISTERO DEL TURISMO E DELLE ANTICHITÀ DELL’EGITTO
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Raffigurante il vento del sud, il leone alato con la testa di ariete è caratterizzato dai rossi e dagli ori brillanti scoperti durante il restauro del tempio.
FOTOGRAFIA DI AHMED AMIN/MINISTERO DEL TURISMO E DELLE ANTICHITÀ DELL’EGITTO
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Per preservare il minuzioso lavoro di restauro e proteggere i rilievi appena ripuliti sono stati installati sul tetto dei dispositivi per dissuadere gli uccelli dal posarsi.
FOTOGRAFIA DI AHMED AMIN/MINISTERO DEL TURISMO E DELLE ANTICHITÀ DELL’EGITTO

Risalenti al periodo tolemaico, le iconografie, simili ad alcune dell’astrologia moderna, hanno avuto origine a Babilonia e sono state portate in Egitto dai Greci. Accanto ai simboli sono presenti altre costellazioni e persino i pianeti Marte, Giove e Saturno.

Di particolare interesse per gli studiosi sono le iscrizioni geroglifiche che accompagnano le immagini. L’egittologo francese Serge Sauneron è stato tra i primi a documentarle e interpretarle negli anni Sessanta e Settanta del secolo scorso. L’ultimo restauro ne ha portate alla luce altre 200 che erano state oscurate dalla sporcizia e dalla fuliggine. La decifrazione di queste iscrizioni aiuterà a interpretare meglio le immagini e a rivelare i nomi di costellazioni egizie sconosciute.

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Il rilievo di Capodanno del Tempio di Esna raffigura l’inondazione annuale del Nilo. Le divinità Orione (a sinistra), Sothis (al centro) e Anuket (a destra) segnalano l’aumento e la diminuzione delle piene del Nilo mentre, sopra di loro, la dea del cielo Nut inghiotte il sole della sera.
FOTOGRAFIA DI AHMED AMIN/MINISTERO DEL TURISMO E DELLE ANTICHITÀ DELL’EGITTO

Un’altra importante scoperta è la rappresentazione del Capodanno. La vicinanza del Tempio di Esna al Nilo fornisce una chiave di lettura per comprendere il significato del rilievo. Il Capodanno egizio era segnato dalla ricomparsa nei cieli orientali della stella Sirio, invisibile per 70 giorni. Personificata nel rilievo dalla dea Sothis, il suo ritorno coincideva con la piena annuale del Nilo.

Per festeggiare, gli antichi egizi banchettavano e bevevano in occasione di una festa chiamata Wepet-Renpet. Cento giorni dopo, grazie alla dea Anuket – anch’essa personificata nel rilievo appena scoperto – le acque del Nilo si sarebbero finalmente ritirate.

Con il restauro di quest’opera e degli altri rilievi, quello di Esna con il santuario di Hathor a Dendera, si presenta come uno dei due templi con i soffitti astronomici meglio conservati in Egitto. Ora che il soffitto è stato completato, si stanno ripulendo anche colonne e pareti per riportare uno dei grandi tesori greco-romani dell’Egitto al suo pieno splendore policromatico.

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Il complesso del tempio di Philae, in questa foto d’epoca sommerso in seguito alla costruzione della prima diga di Assuan all’inizio del 1900.
FOTOGRAFIA DI LOOK AND LEARN/BRIDGEMAN

Piene e magre

Le piene annuali del Nilo sono state la linfa vitale dell’Egitto dai tempi delle piramidi fino alla fine del 1800. Gli egiziani chiamarono la loro terra Kemet, che significa “terra nera”, un orgoglioso riferimento al terreno ricco di sostanze nutritive depositato ogni anno dal fiume. Le inondazioni provenivano dagli altopiani etiopici e dai monsoni stagionali. Dopo il ritiro delle acque, la quantità di limo determinava la qualità del raccolto dell’anno.

Se non fosse stato sufficiente, avrebbe potuto verificarsi una carestia. All’inizio del 1900 la prima (o vecchia) diga di Assuan (che inondò il complesso di Templi dell’isola di Philae) ridusse la piena annuale nella valle del basso Nilo. Con il completamento della grande diga di Assuan nel 1970, l’esondazione annuale del basso Nilo è stata del tutto interrotta.

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Fonte: National Geographic Italia – Anna Thorpe

Articolo originario: nationalgeographic.com

Redazione

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