ZEALANDIA – L’OTTAVO CONTINENTE DEL MONDO NELLE ISOLE DEL PACIFICO

ZEALANDIA – L’OTTAVO CONTINENTE DEL MONDO NELLE ISOLE DEL PACIFICO
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SCOPRIAMO COME VISITARLA

Da quando i voli a motore supportano la cartografia fornendogli immagini accurate del nostro pianeta azzurro, è universalmente accettato che esistano sette continenti: Asia, Africa, Nord America, Sud America, Europa, Australia e Antartide.

Ma se i vostri libri di scuola si sbagliassero? Adesso possediamo prove evidenti che testimoniano l’esistenza di un ottavo continente quasi completamento sommerso dall’oceano. E no, non è Atlantide, la città perduta. In realtà è un continente che potreste aver visitato. Si chiama Zealandia.

Milford Sound è una minuscola punta del continente perduto della Zealandia che emerge dall’oceano © kris1138 via Getty Images

Con dimensioni e forma simili alla Groenlandia, la Zealandia (chiamata anche Tasmantide, che onestamente ricorda un po’ “Atlantide”) è grande all’incirca 3,5 milioni di chilometri quadrati (1,35 milioni di miglia quadrate). Si sarebbe separata dall’antico supercontinente Gondwana all’inizio del Giurassico, per poi sganciarsi anche dall’Antartide e dall’Oceania circa 23 milioni di anni fa, come un iceberg staccato dalla piattaforma di ghiaccio Amery.

Oggi, il 93% di questo ottavo continente è sommerso, quindi a meno che non siate una sirena, l’unico modo per vederlo è dirigersi a sud del Pacifico e visitare le isole della Zealandia che, separate dall’oceano ma collegate sott’acqua, rimangono visibili.

Tiny Oban è una delle poche zone popolate della Zealandia © Dianne Manson / Stringer

Nuova Zelanda

Il primo (omonimo) passo per approdare nel misterioso continente della Zealandia, è ovviamente la Nuova Zelanda. Paese di origine della grande maggioranza di abitanti umani della Zealandia, è anche una delle destinazioni di viaggio più affascinanti del pianeta ed è dotata di infrastrutture turistiche efficienti.

Se vi siete accaparrati un posto al finestrino nel volo per Auckland, vedrete una città costruita su una massa continentale composta da 50 vulcani. Passando dall’Isola del Nord all’Isola del Sud, potrete ammirare i paesaggi definiti dalla loro origine vulcanica, le foreste primordiali e la straordinaria fauna. Ma per avere un’idea di quello che c’era una volta, dirigetevi a Stewart Island/Rakiura, la terza isola più grande della Nuova Zelanda, spingendovi appena oltre Foveaux Strait dalla punta più estrema dell’Isola del Sud.

L’unico minuscolo insediamento di Stewart Island è la città di Oban (popolazione 400 esseri umani), mentre il resto dei 1570 chilometri quadrati fa parte del parco nazionale. Dalle scogliere a strapiombo sul mare ad ovest, fino ai porti più riparati nella parte orientale dove potete andare a vela, in kayak o fare birdwatching, Stewart Island è ricoperta da podocarpi (conifere del sud) e altri alberi come il rimu, che cresce lentamente, il kahikatea (chiamato anche albero-dinosauro) e il gigante millenario della foresta, il tōtara. L’entroterra della Nuova Zelanda abbonda inoltre dei paesaggi naturali della Zealandia, alcuni dei quali includono vulcani attivi. Per sfuggire alle folle, vale la pena fare un tour di Stewart Island.

La Zealandia è all’inizio della strada per ottenere lo status di continente, anche se invisibile © Travel Ink via Getty Images

Norfolk Island

La Zealandia fa parte di Norfolk Island o è un territorio esterno che appartiene all’Australia? Il dibattito è aperto. Quest’isola battuta dai venti, una volta colonia penitenziaria britannica, è principalmente popolata da discendenti degli ammutinati del Bounty, la Nave di Sua Maestà. Possiede la propria lingua, il Norf’k (o Norfuk), un miscuglio di inglese del 18esimo secolo e tahitiano, i propri costumi e la propria bandiera. Nonostante il suo valoroso passato, la sua autosufficienza (non esistono semafori o catene di fast food qui) e i decenni di autodeterminazione, nel giugno del 2015 il governo australiano ha proclamato la fine dell’Assemblea Legislativa dell’Isola di Norfolk e ha trasferito la sua amministrazione nelle mani del Nuovo Galles del Sud. La decisione di “ricolonizzarla” non è stata apprezzata.

Un isolano di 79 anni, Albert Buffett, ha portato la questione all’attenzione delle Nazioni Unite, denunciando la privazione dei diritti degli abitanti di Norfolk, i quali non sono mai stati consultati. L’Australia ha risposto che “non ci sono persone indigene di Norfolk Island o una popolazione indigena su Norfolk Island”, e ha definito l’appello dominato dall’emotività e pieno di errori fattuali. La discussione è attualmente in corso.

Nel frattempo, i viaggiatori diretti in questo minuscolo promontorio considerato geograficamente, non ancora politicamente, parte della Zealandia, troveranno una meravigliosa isola disseminata di testimonianze dell’era di coloni e galeotti, attraversata da un sistema di sentieri per il trekking e circondata dalla barriera corallina. Si raggiunge con un volo di due ore da Sydney o da Brisbane.

Il faro Amedee su Noumea in Nuova Caledonia è stato costruito nel 1865 ed è classificato come sito UNESCO © MOIRENC Camille / hemis.fr via Getty Image

Nuova Caledonia

Lambita da una laguna turchese protetta dall’UNESCO, Grand Terre, l’isola maggiore della Nuova Caledonia è divisa da una catena montuosa di antiche rocce zealandesi. Questo piccolo avamposto di 18.500 chilometri quadrati (7142,8 miglia quadrate) nella parte sud ovest del Pacifico è un paradiso fatto di piante tropicali, spiagge sabbiose, acque perfette per le immersioni, moltissimi resort e bungalow.

Come Norfolk Island, la Nuova Caledonia è un ex colonia penitenziaria, e ufficialmente appartiene ancora a un continente diverso; rimane (per il momento) territorio nazionale francese. Il movimento per l’indipendenza della Nuova Caledonia non è ancora riuscito a ottenere il supporto necessario a tagliare le radici coloniali, ma a settembre 2020 si terrà un nuovo referendum. Malgrado la situazione politica, volerete verso la capitale Nouméa dall’Australia o dalla Nuova Zelanda.

Il paesaggio della Nuova Caledonia, pieno di alte conifere come il pino colonna, le palme rosse e le felci giganti, ricorda gli albori di una probabile Zealandia. Le ciateacee, considerate le felci arboree più grandi al mondo, crescono fino a raggiungere i 20 metri di altezza, e le loro fronde sono le foglie più grandi del regno vegetale.

Si crede che queste specie risalgano alle paludi carbonifere che ricoprivano la Nuova Caledonia 275 milioni di anni fa. Infatti in alcune lingue Kanak, i linguaggi degli indigeni, la parola per felci arboree significa “l’inizio del paese degli uomini”, e il mito legato alla creazione narra come i primi esseri umani siano scesi dal tronco cavo di una felce arborea.

Le ciateacee ci fanno capire quanto siano antiche le origini della Zealandia © Patrick McGrath / 500px via Getty Images

Visitare la Zealandia

Quindi mentre chi popola queste terre remote discute di politica, i geologi sembrano aver trovato le prove necessarie che esista in effetti un ottavo continente. Ma qual è il criterio di classificazione di un continente? Deve essere grande, con confini definiti fisicamente, circondato dall’acqua e sufficientemente omogeneo dal punto di vista geologico.

La Zealandia possiede quasi tutti questi requisiti. Ciò che la rende diversa (ed è l’aspetto più intrigante, ammettiamolo) è il fatto di essere in gran parte sommersa dalle acque del Pacifico del Sud. Tuttavia, se volete spuntare dalla lista la Zealandia, visitate la Nuova Zelanda, la Nuova Caledonia o Norfolk Island, terre emerse dal potenziale meraviglioso, anche se vi permettono di vedere solo la punta di questo leggendario iceberg.

Fonte: lonelyplanetitalia.it – Tasmin Waby

Redazione

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