Lo chef Enrico Bartolini trionfa: tre stelle Michelin per il suo ristorante al Mudec di Milano, Italia
TORNA DOPO OLTRE 25 ANNI A MILANO UN RISTORANTE TRISTELLATO, GRAZIE ALLA FILOSOFIA “CONTEMPORARY CLASSIC” DELLO CHEF TOSCANO. TUTTO AVVIENE IN UNO SPAZIO CULTURALE, AL TERZO PIANO DEL MUSEO DELLE CULTURE DI VIA TORTONA.
Enrico Bartolini sale nell’Olimpo dell’alta ristorazione come chef più stellato di Italia. A incoronarlo è stata la Guida Michelin, che durante la presentazione del 6 novembre ha svelato la sua Guida del 2020 e tutte le nuove stelle del panorama italiano. La Lombardia si conferma anche per questa edizione la regione più titolata, con 62 ristoranti stellati. Lo chef Bartolini porta a casa anche due stelle per il suo Glam di Venezia (col talentuosissimo chef Donato Ascani). Ma il successo indiscusso è nel segno delle tre stelle assegnate al Ristorante Enrico Bartolini al Mudec, al Museo delle Culture di via Tortona. Che sancisce il ritorno a Milano, dopo oltre 25 anni (era infatti il 1993 quando Gualtiero Marchesi chiudeva il miticoristorante di via Bonvesin de la Riva), di un ristorante tristellato.
SUCCESSO PER MILANO
“È un onore aver riportato le tre stelle a Milano” commenta Bartolini, “Milano ha sempre rappresentato una dualità per me: così amata e, al tempo stesso, così temuta… Le paure però sono poi diventate stimoli ed è qui, infatti, che ho deciso di stabilire il mio headquarters: è al Mudec che nascono le idee e i progetti che poi trasferiamo negli altri ristoranti. Milano è un fermento, Milano è creatività, grazie anche ai molti bravissimi colleghi che stanno facendo un lavoro egregio nella proposta gastronomica”. E in effetti sono pochi i dubbi sull’impatto positivo di questo riconoscimento non solo sul ristorante di Bartolini ma su tutto il sistema Milano, città che sta facendo tanto sulla qualità e l’accuratezza della proposta sia dal lato degli imprenditori privati sia con l’impegno di una macchina comunale efficiente.
CHI È ENRICO BARTOLINI
Originario di Castelmartini in Toscana, classe ’79 (la vittoria giunge alla soglia dei suoi 40 anni), quello di Bartolini è un progetto gastronomico e imprenditoriale. Partito nel 2010 con la gestione del Devero Ristorante e del Dodici24 Quick Restaurant a Cavenago Brianza, è oggi gestore di una decina di ristoranti in Italia e all’estero, tra cui il Casual di Bergamo Alta, il Glam di Venezia, La Trattoria di Castiglion della Pescaia, Roberto’s di Dubai e Abu Dhabi e Spiga di Hong Kong, la sua prima avventura imprenditoriale fuori dal continente. Tra tutti questi però il riconoscimento più ambito è atterrato nel ristorante ospitato in un museo. I tanti turisti (ce ne sono alcuni che girano solo per ristoranti con Tre Stelle) che verranno a trovarlo saranno in qualche modo obbligati a transitare attraverso un museo e a venire in contatto col sistema museale milanese, la sua offerta, le sue mostre.
LO CHEF BARTOLINI E LA SUA FILOSOFIA
“La personalità dello chef spicca per ricerca e sperimentazione regalando un tocco d’artista al ricco patrimonio gastronomico italiano”, si legge nelle motivazioni che hanno portato all’assegnazione della terza stella al ristorante del Mudec di Milano. Tra i fattori che hanno reso famosa sua la cucina c’è anche la filosofia del “BE Contemporary Classic”: unire la tradizione con l’innovazione e non smettere mai di sperimentare, con l’obiettivo di legare i piatti a una carica di ricordi e di impatto emotivo. La stessa carica che trapela anche dallo chef Bartolini, che commenta ancora così la vittoria della premiazione Michelin: “Mi sento come se avessi vinto un oro olimpico, un risultato così non si pianifica: si ambisce da sempre, ma non ce lo si aspetta mai… e come nello sport ai massimi livelli, ci si deve allenare ogni giorno, con fatica e sacrificio, senza mai perdere di vista la visione generale, nel rispetto di una filosofia e di un’etica ben precise”. E conclude, “non posso che condividere questo meraviglioso momento con Remo e Mario Capitaneo e Sebastien Ferrara per Milano, e con Donato Ascani a Venezia: hanno dato prova di grande impegno e costanza”.
Fonte: Artribune.com – Giulia Ronchi