Custodire una collezione. Il Public Art Depot di Rotterdam, Olanda

Custodire una collezione. Il Public Art Depot di Rotterdam, Olanda
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INAUGURERÀ ENTRO LA FINE DELLA PRIMAVERA IL PUBLIC ART DEPOT DEL MUSEO BOIJMANS VAN BEUNINGEN, PRIMO EDIFICIO AL MONDO PER LO STOCCAGGIO DI UNA COLLEZIONE D’ARTE ALLA PORTATA DEL PUBBLICO

Progettato dallo studio MVRDV di Rotterdam, il Public Art Depot del Museo Boijmans Van Beuningen è la prima struttura al mondo per lo stoccaggio di una collezione d’arte accessibile al pubblico. Impostato su una dinamica diversa da quella del museo, non ospiterà mostre, ma permetterà di aggirarsi fra le 151mila opere d’arte della collezione, e di osservare da vicino le operazioni di conservazione e restauro. Caratterizzato da pareti esterne lucidate a specchio, il Depot rifletterà il paesaggio urbano circostante creando uno stretto dialogo con la città.

PIANIFICAZIONE EFFICIENTE

Il Depot è uno dei tanti esempi, nell’Europa del Nord, di efficiente collaborazione fra settore pubblico e settore privato; vede infatti coinvolti il Consiglio comunale di Rotterdam, il Museo Boijmans Van Beuningen e lo Stichting De Verre Bergen, un’organizzazione filantropica che dal 2011 sostiene progetti per il miglioramento della qualità della vita in città. Gettate le fondamenta nel marzo del 2017, l’edificio sarà completato entro la fine di questa primavera. Al momento in cui scriviamo, sono state appena terminate la rifinitura della facciata e l’impermeabilizzazione del tetto. In febbraio saranno invece avviati e completati il montaggio delle vetrate e delle porte esterne, e saranno ultimate le rifiniture interne. Invece, a partire dalla tarda primavera, avrà luogo il collaudo dell’impianto di climatizzazione interno e contemporaneamente comincerà il trasferimento e la collocazione delle opere della collezione. L’apertura al pubblico è prevista per l’inizio del 2021. Ad appena quattro anni dall’inizio dei lavori.

INNOVAZIONE E SOSTENIBILITÀ

Come spiegato dagli stessi progettisti di MVRDV, i fabbisogni energetici dell’edificio saranno molto bassi. Ad esempio, la maggior parte degli spazi interni è ovviamente occupata dalla collezione, per cui le zone di transito per i visitatori saranno piccole e poche; ragione per la quale saranno percorse da gruppi numericamente esigui e per periodi di tempo limitati. Ciò significa che per la maggior parte delle ore della giornata le opere d’arte saranno conservate al buio, mentre le luci a LED si accenderanno automaticamente solo al passaggio delle persone. Inoltre, gli impianti climatici manterranno costanti i livelli di temperatura e umidità, limitando al massimo la dispersione del calore. Impianti che funzioneranno grazie al sistema geotermico di sfruttamento del calore immagazzinato nel sottosuolo. Inoltre, l’energia elettrica sarà fornita da pannelli fotovoltaici installati sul tetto. L’edificio sarà quindi a “impatto zero” dal punto di vista energetico, ma anche i consumi d’acqua saranno pressoché irrisori, grazie all’installazione di servizi igienici e rubinetti a basso flusso. Ci sarà inoltre un sistema di recupero delle acque piovane, per tramite di due cisterne sotterranee, acque che saranno utilizzate in massima parte per l’irrigazione delle aree verdi del Depot e per rifornire il bacino d’acqua attiguo al vicino Museumpark. Infine dal punto di vista dei materiali, nel calcestruzzo sono stati utilizzati aggregati riciclati per ridurre la quantità di carbonio.

LO STOCCAGGIO

La collezione sarà distribuita in 11 diversi “sotto-depositi”, ognuno dei quali avrà un impianto climatico con livelli di temperatura e umidità impostati secondo le esigenze delle diverse opere d’arte. Ciò significa che queste saranno raggruppate secondo un criterio assai sorprendente: non per epoca, per artista, per stile, ma sulla base delle esigenze climatiche che le accomunano. La struttura stessa del Depot contribuisce al mantenimento delle condizioni climatiche interne: le mura esterne portanti sono realizzate in cemento spesso, che reagisce molto lentamente alle variazioni climatiche dando agli impianti il tempo di impostare gradualmente la nuova temperatura senza creare shock termici alle opere d’arte. Le pareti divisorie dei depositi sono realizzate in blocchi di silicato di calcio, che assorbono l’umidità in caso di eccesso oppure la rilasciano in caso di aria troppo secca.

Stanti la particolarità degli ambienti e la delicatezza dei pezzi esposti, si potrà accedere ai depositi dei vari piani soltanto in gruppi di dieci persone, accompagnate da una guida e da un sorvegliante, che potranno sostare per soli dieci minuti, per non alterare le condizioni climatiche degli ambienti. Sono previste otto visite guidate al giorno per ognuno dei depositi. Che comunque potranno essere sempre “sbirciati” grazie alle grandi vetrate che affacciano sui corridoi. Sul tetto, un ristorante-caffetteria e un parco urbano regalano una cartolina affascinante dello skyline cittadino.

Fonte: artribune.com ‒ Niccolò Lucarelli

Redazione

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